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Questi tre giorni sono stati veramente intensi.

A partire da venerdi’ sera, mi sono sentita immersa improvvisamente in un epoca lontana, la musica e il buio pero’ mi hanno un po’ spaventata

Il secondo giorno, con la recitazione sono rimasta affascinata ad ammirare le ragazze che recitavano. Che potenza che ha la parola a seconda di come viene recitata e l’intenzione prima di dire la parola

Il terzo giorno mi sono sentita libera di piangere, di urlare, di dare schiaffi, di ritornare bambina. La musica mi ha aiutata a lasciare andare quello che sentivo in quel momento, l’emozione forte.

Quando poi siamo arrivate al piccolo teatro, la magia si e’ accentuata, prima che tu dicessi di accarezzare il pulviscolo io il pensiero l’ avevo gia’. Hai detto che gli oggetti hanno un anima, qualsiasi e quella frase mi ha aiutato a buttarmi e a giocare e sperimentare.

Questa notte ho dormito molto bene, ho sognato di una volpe bellissima. Mi sento leggera e un po’ strana, come se vivessi ancora nel mondo di questi tre giorni e mi sembra di aver fatto un bellissimo viaggio, con voi, con te.

Grazie, esperienza da custodire nel mio cuore.

Un abbraccio forte.

 

Daniela

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In questi giorni sono in ferie sto cercando di stare in silenzio, devo dire che sento tanta tristezza ma forse piu’ malinconia e sogno tanto. Stanotte ho sognato di camminare su punte di piastrelle di mosaico dentro ad un canalone.

In questo momento scrivo quello che mi viene, senza pensarci troppo. L’’ultimo laboratorio che ho frequentato di recitazione mi ha poi portato a fare un viaggio da sola in Peru’. Ora, me ne andrei nuovamente via, lascerei tutto, e mi metterei in viaggio.

Grazie per averci scritto, e per sostenerci.

 

Dani

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È stata per me l'esperienza più positiva, forte e potente di questi anni. Ho vissuto in crescendo tutti gli insegnamenti, superando anche un'abissale paura, grazie a mani generose e tenere, che mi hanno porto, non solo metaforicante, un'acqua di rinascita.

Ho interiorizzato e amato tutti i visi e le espressioni e ho fatto in pochi giorni un salto all'indietro di decenni per andare avanti,  libera e orgogliosa di stare con voi sul palco.

Felicità pura!

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Sul palco e nel laboratorio, oltre a qualcosa di tecnica, ho anche capito tante cose di me. Tra queste la mia difficoltà a stare sulle cose, e che sugli oggetti di scena così come nella vita non presto attenzione e cura alle cose che ho, faccio le cose di fretta così come in fretta leggo.Troppo spesso le mie direzioni sono confuse, girano girano senza concentrarsi su nulla. Ho tanta intenzione e volontà dentro di me, che però in questo modo non si traduce nell’azione, nella scena, bloccata dalla mente e anche dal corpo.

Rispetto alla mia esperienza, sento in un certo senso di non essere arrivata al "limite del mio limite”, o di averlo appena sfiorato. Forse avevo troppe aspettative, o forse ancora non riesco a sbloccarmi, fatto sta che mi rendo conto di quanto lavoro ci sia da fare, soprattutto nel mio modo di entrare in relazione con le persone e con le cose, un lavoro interiore che però può portare dei frutti solo se trasformato in lavoro pratico.

Al di là del teatro, questa esperienza per me è stata importante a livello di verità, di ricerca dentro di me un passo e un esercizio alla volta. La gioia e allo stesso tempo lo stupore per questa gioia, nello schiaffeggiare, osservare e percepire in modo diverso, staccarsi dal bisogno costante di voler dare un senso e interpretare prima del tempo un testo o una scena, il disequilibrio da cercare volutamente, la condivisione ex post delle sensazioni. Per me la difficoltà, forse dovuta a un’insicurezza di fondo e che cerco di nascondere o dimenticare o coprire, è quella di rimanere coerente alla storia che voglio dire e all’intenzione con cui parto. Questo l’ho capito bene dalla prova sul palco. 

Per il resto c’è tanto di positivo, per me da leggere anche nel fatto che alla fine, per tutto il tempo, mi sono sentita sempre un po’ a disagio, quindi sempre un po’ in disequilibrio!

 

Un abbraccio grande

Anna

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Contenta di averti conosciuto, mi è è piaciuto il tuo approccio empatico e improvvisato in alcune fasi del lavoro.

Spossata mentalmente, non avevo voluto memorizzare i testi e pur pentita, non ho recuperato. Essendo un requisito necessario, l’improvvisazione a volte la utilizzo nell’ insegnamento, ma come allieva non mi sono sentita pronta a recitare, se non solo fisicamente.

 

Ho imparato alcune cose interessanti dal gruppo e da te soprattutto nel sentirti leggere suoni e sillabe con ottimi accenti fonetici, e mi ha risvegliata, incantata, stimolandomi la dimensione corale.

Mi manca infatti molto cantare, sono un mezzosoprano, e voglio riprendere presto.

Ti assicuro che dedicarmi per 3 gg al tuo stage, mi ha permesso di svuotarmi, e ricomincerei subito, forse studiandomi anche più testi.

Grazie per la tua italianità, la tua flessibilità ed energia che mi sono portata a casa e tengo in serbo fino al prossimo stage.

 

buone giornate,

ciao

Francesca

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Che dire, che parola trovare per riuscire ad esprimere una sensazione su quanto ci hai scritto: gratitudine, immensa e forte

gratitudine potrebbe essere quella più adatta come prima di pancia e grande amore per la tua professione/passione quella che

affiora invece in seguito ad una mia attenta e ragionata comprensione.

 

      La ragione si interroghi stimolata dai sensi nel fare le sue 

      ricerche - infatti, compito dei sensi è stimolarla, e essa non

      può partire da altro nel suo slancio verso la verità - Seneca 

 

 

Ed è con questa intima essenza che trovo maturo ora scriverti le mie restituzioni, che riportate solo da sensazioni scritte d'istinto ne sarebbero state incomplete:

 

Come primo impatto, ho trovato gradevole la location che hai scelto e accogliente la stanza in cui abbiamo lavorato; la mia prima sensazione entrando è stata quella di un luogo protetto, uno spazio a forma di cubo in cui tentare di esprimermi liberamente.

Non mi è stato facile all'inizio; tante erano le intimità da assorbire. Quello che mi ha aiutato molto a ritrovarmi tra spazio e corpo è stato il testo registrato: ad un certo punto l'ho sentito trapassarmi dentro e allo stesso tempo lo percepivo rimbalzare tra le pareti della stanza. Una sensazione molto forte. Le luci invece le ho viste “entrare” a far parte di noi, di questo nostro contesto. Gradevoli e avvolgenti. Una cosa che invece mi è costata fatica e che mi sono trattenuta a fare è stata quella di accettare quelle di fuori. Le trovavo invasive e le ho tenute a distanza senza voler avvicinarmi alle finestre; così è stato anche riguardo a quello che stava accadendo fuori, limitandomi per molto ad ascoltare le descrizioni dalle altre. Questo è stato il mio primo collegamento e condivisione con le altre; le quali mi hanno aiutato molto ad assorbire e a liberarmi da questo disagio.    

 

Nella seconda giornata non mi è stato difficile rientrare subito nel contesto dinamica/spazio. Molto intenso il lavoro sull'ampiezza/ percezione dei sensi. Esplorativo e sorprendente in quanto a consapevolezza, quanto commovente e terapeutico riguardo all'istinto e alla percezione sul corpo. Un onda di condivisione con le altre; a volte mi sentivo di avvicinarmi e a volte mi infastidiva molto il contatto e ambivo al distacco e a cercare spazi liberi  assolutamente miei.

Riguardo al lavoro sul testo: che dire, una manna dal cielo. Quanto adoro le parole, e soprattutto le parole “lavorate e usate”  a questo modo. Incuriosita e interessata anche sul lavoro delle altre.

Il lavoro con l'oggetto d'infanzia: mi ha aiutato molto a capire le intenzioni, di come un'esigenza modifichi le nostre strutture. Aggiungo che il fatto, dal momento che il rischio di caduta spettasse ad un oggetto a me caro, non ha che esaltato e modificato la mia esigenza, il suo interesse. Un oggetto senza sentimento avrebbe sicuramente modificato la mia reazione.

Che meraviglia il lavoro globale sul testo recitato davanti agli altri e geniale la naturalezza del fascio di luce su cui ci hai fatto lavorare. Paura, molta. Difficoltà. Ancora. Non riuscire ancora a “gestire” pienamente con scioltezza il limite; su come oltrepassare il confine tra recitazione e naturale organicità controllata e consapevole. 

 

Divertente l'inizio della terza giornata. Il lavoro sulla faccia, i baci e gli schiaffi condiviso con le altre mi ha liberato da molte mie ristrettezze. Il lavoro bendate sia in solitaria che condiviso non mi ha trattenuto. Ho lasciato andare tutto quello che sentivo; sia la naturalezza che l'angoscia che in alcuni momenti mi è salita forte e improvvisa. Passiva. Molta difficoltà nel riuscire a dirigere il gruppo durante la mia canzone prescelta. (Riuscire ad esprimere qualcosa di personale, per me profondo e interiore spesso mi destabilizza e potrei azzardare a dire che l'intensità provata durante il  lavoro precedente mi aveva indebolito particolarmente).

 

Riguardo al lavoro sul palco, ho faticato molto ad uscire da un contesto diverso dal “cubo” di cui ero abituata per entrare in un'altro.

Disagio e fastidio in un luogo reso così sacrale senza un primo approccio confidenziale. Non mi sentivo in ottima forma e il freddo e l'incognito non mi hanno aiutato. Non sono riuscita ad entrare pienamente nel contesto per quanto mi sforzassi di farlo.

Non sono riuscita a scardinare del tutto il distacco provato in quello spazio, ancora così distinto dal mio. Sicuramente non quello che avrei voluto, anche se tutto vissuto pienamente come esperienza collettiva.

 

Queste le mie restituzioni, caro Manuel. Spero che possano esserti d'aiuto quanto lo siano state per me illuminanti.

Aggiungo infine un mio ulteriore personale arricchimento; ho avuto modo di osservare e approfondire diverse sfaccettature umane. Persone che con la loro profonda e intensa debolezza, gioia, rabbia, angoscia, amore e sensibilità hanno accerchiato questa mia esperienza. Da loro e da te ho imparato molto e compreso, non posso che esserne loro ed esserti grata. Solo da questo tipo di esperienza è possibile arrivare a questa limpidezza d'animo.   

 

Daniela

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Che dire. Questo workshop è stato sorprendentemente fertile. Non avevo dubbi che valeva la pena esserci (non ho avuto la minima indecisione quando ho scelto di farlo).

Però non avevo per niente immaginato che sarebbe stato questo laboratorio a sbloccarmi. Non riesco bene a spiegare cosa sia successo, è tutto così sottile che faccio fatica a delineare. Sento di aver superato un ostacolo che era innanzi tutto un oggetto della mia mente. Un certo tipo di paura che sembrava roccia e si è rivelata sabbia. O forse si è rivelata terra fertile, coltivabile. Non so veramente definire.

 

Mi sono spinta più in là rispetto a quanto abbia mai fatto. Come il binario di Harry Potter (so che magari non sei un esperto in materia ma mi sembra l’esempio giusto). C’è questo binario, il binario 9 e 3/4, da cui parte il treno per Hogwarts, che si trova tra il binario 9 e il binario 10. in realtà tra i due binari c’è solo un muro. l’unico modo per accedere al binario 9 e 3/4 è correre contro questo muro e si apre un mondo, uno spazio di là, senza alcuno schianto o rottura.

Che storia i muri, ogni tanto sono solo immagini.

A questo punto ti ringrazio per aver creato un contenitore che mi permettesse di sentirmi al sicuro.

E qui torno a ripetere che è stato bello che la telecamera fosse una di noi, la nostra spettatrice, con noi dal primo giorno, estranea all’inizio e familiare alla fine.

 

Il lavoro con l'altro e parlo anche del super gruppo eterogeneo che abbiamo costruito mi mette difronte ad una dimensione collettiva che mi fa bene sperimentare, che mi mette sempre in discussione, e che mi provoca sentimenti contrastanti (dico sentimenti perché sono molto complessi e non così leggibili).

 

è stato un bel viaggio nelle emozioni e nella terra.

Sono ancora un po’ allucinata dalla densità dell’aria in quel territorio invisibile.

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Grazie delle tue parole (non nascondo di essermi emozionata leggendole). Ora, capisco benissimo il rischio di cui parli e confesso che in questo consiste una mia grande paura. Quella di un equilibrio, un’abitudine di sguardo e di una codificazione inconsapevole. Forse per questo una parte di me vorrebbe non credere alla parola talento, per mantenere un’umiltà, uno sguardo, una ricerca che non vorrei perdere.

 

Volevo appunto chiederti tempo fa consiglio riguardo al mio futuro (alcune risposte già le ho trovate in ciò hai scritto). Io sento di voler con tutta me stessa approfondire la materia del teatro e fino a poco tempo fa tenevo aperta la possibilità di un’accademia ma quasi come  fosse un “percorso d’obbligo”. Ora sento con certezza che non è quello che voglio, che quello che desidero è poter proseguire con questa ricerca tentando di volta in volta di mantenere un contatto profondo con la mia verità, con quello che sto piano piano costruendo passando da una disciplina all’altra, da uno sguardo all’altro. E a questo punto, in questo momento  io sento di voler approfondire il lavoro con te (ne parleremo).

 

Grazie dei testi che ci hai fatto imparare. Trovo che Zobeide possa essere una sorta di Elsinore [(città e desiderio)tu che dici? Può essere un parallelismo sensato?(Mi piacerebbe sentire il tuo parere perché a volte ho paura di immaginarmi troppo)]. Era proprio quella la domanda a cui cercavo, questi giorni, di rispondere. Qual è la forma di Elsinore, di questo contenitore distopico all’interno del quale l’amore, la fragilità, la sensibilità di Ofelia non trova spazio?

Zobeide mi ha dato molte risposte. E anche le pietrose rovine che non danno suono d’acqua. Ora sto visualizzando.

Spero che il tuo ritiro stia procedendo bene e che tu possa trovare del respiro e dell’aria pulita.

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Questo laboratorio è stato molto emozionante, bello, interessante e impegnativo il giusto.

Le mie difficoltà sono state il lasciarmi andare emotivamente e il fatto che a volte ero a corto di energia. Posso però dire che questa volta ho vissuto il lavoro sul corpo con divertimento e non come qualcosa della serie: chi me lo fa fare??

Sul lavoro della voce e dell'espressione sento che devo ancora migliorare molto, (beh, su tutto a dire il vero!) anche perché, come mi avevi già suggerito, non devo e non voglio accontentarmi.

Mi sento molto arricchita da questa esperienza, anche dal punto di vista umano, ma sono consapevole che c'è ancora molto da imparare.......

Il viaggio continua...!?

Cristina

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Ho scritto questa cosa ieri sera ma ho aspettato oggi per rielaborare le cose durante la notte e vedere se sognavo qualcosa di significativo: ho sognato che dovevo dare un esame di inglese e che però c’era un epidemia di un qualche parassita super letale e quindi morivo e incontravo tutti nell’aldilà perché erano morti anche loro. Non so quanto questo sia collegato a ciò che è accaduto.

Ho un grosso, enorme, gigantesco blocco e non ho idea di come affrontarlo, probabilmente perché in primo luogo non ho idea del perché sia lì. In questi tre giorni il mio mondo è un po’ andato in crisi. Quello che ho costruito in sei anni di teatro è stato decostruito e le certezze che avevo (date dal fatto che ormai ero abituata a recitare in un ambiente conosciuto e amico) sono un po’ crollate. Sono molto contenta di questo perché ero fin troppo tranquilla (“teatralmente” parlando) e ho conosciuto un mondo completamente nuovo. È stato come ricominciare da capo. Ho fatto un passo indietro per tornare ad un incrocio da cui partono diverse vie tutte collegate tra loro e prima di venerdì io conoscevo solo una di queste vie (e neanche troppo bene), mentre ora mi sono resa conto che ne esistono tante altre e che forse posso esplorarle.

Mi fa paura il contatto fisico, mi terrorizza anche nella vita reale e più voglio bene ad una persona, meno riesco a starle vicina fisicamente. Questo spesso rovina tanti dei miei rapporti. Durante l’esercizio della benda sugli occhi sono riuscita a lasciarmi un po’ andare ma non quanto avrei voluto, per questo ieri ho parlato di sconfitta. Vale lo stesso per l’esercizio dei baci. Invece quello degli schiaffi mi è venuto molto più facile, guess why!

Ho paura di vedermi in video e di vedere che non sono quello che mi immagino (che cerco di immaginarmi, l’immagine di me che mi auto proietto nella mente per stare bene e come vorrei che mi vedessero gli altri), che non mi muovo nel modo in cui vorrei muovermi e che la mia voce è troppo rozza o le mie parole non sono ben scandite o le mie espressioni sono ridicole e basta. Mi sento molto giudicata e in generale penso di essere decisamente troppo concentrata su me stessa (non per egocentrismo - CREDO E SPERO CAZZO - ma per un generico terrore del mondo) e che questo tipo di laboratorio mi aiuti a concentrarmi anche e soprattutto sugli altri. Penso che questo possa essere uno degli elementi che mi aiuteranno a sbloccarmi.

Per ora, l’unico modo in cui riesco a dare sfogo a questo agglomerato di roba repressa, è la rabbia. Non vorrei che fosse quello l’unico modo ma ho paura di aver buttato tutto troppo dentro un contenitore e averlo mescolato e che ora sarà impossibile sistemare le cose. È stata una bellissima esperienza, potente e paurosa, mi ha messa in crisi e ora devo raccogliere i pezzi e cercare di capire cosa farne. Vorrei fare altre esperienze simili.

 

Gin

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Mi piace tutto, approccio, metodo di insegnamento.

Anche il gruppo in sé mi piace! Mi sento a mio agio e, benché eterogenei per età ed esperienze di vita, credo che ci stiamo integrando bene.

Sto sviluppando una certa passione per ciò che facciamo e che ci insegni e spero che la passione compensi il poco talento che sento di avere. 

Recitare è proprio difficile! 

Come ti accennavo ieri, mi rendo conto di non essere molto a contatto con la mia interiorità e con le mie emozioni. Ci pensavo anche oggi e questa cosa mi rende un po' triste. Negli ultimi anni mi sono messa un po' in ombra e forse mi sono anche chiusa un po' in me stessa. Non va bene.

Motivo per cui questo corso sento che potrà essermi molto utile, al di là dei risultati in termini di competenze recitative.

La serata che mi ha fatto più bene è stata quella incentrata sull'autenticità. Il fatto di poter, anzi di dover, essere me stessa con qualcuno in carne ed ossa di fronte a me che mi facesse da specchio benevolo mi ha fatto tanto bene! Come mi fa bene tutta questa ricerca di verità e di moti interiori autentici che ci spingi a fare. 

E pensare che si crede che il teatro abbia più che altro a che fare con la finzione...

Quindi vado avanti, anche col prossimo corso, con interesse e fiducia.

Solo una cosa mi piacerebbe: una volta una parte femminile da studiare.

Buona giornata e buon fine settimana, grazie di tutto.

Barbara

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Sia nel primo incontro che ieri ho apprezzato l'atmosfera generale di tranquillità del gruppo, che mi ha permesso di concentrarmi meglio su quanto viene detto. Riesco bene nella respirazione, sono  invece più in difficoltà quando devo coordinare più attività.  Rimangono i problemi di memoria  per cui faccio fatica a memorizzare ad esempio il monotono. Mi sono sentita a mio agio nell'attività di relazione diretta con Alessandra. In generale, sto vivendo con maggiore empatia il rapporto con persone anche sconosciute, soprattutto se percepisco che sono in difficoltà. Apprezzo anche molto di più le esperienze belle che vivo e cerco di trasmettere questa mia felicità agli altri, in tutti gli ambiti della vita. È un'esperienza che mi sta  arricchendo nel profondo...

 

La lezione di mercoledì è stata molto intensa e mi ha riportata alla mia fortissima passione per il teatro e l'espressivita della voce. 
Nelle ore trascorse insieme ho dimenticato la stanchezza della quotidianità, vivendo con il gruppo lo sforzo di rendere in modo credibile quel testo affascinante. Per essere più vigile ho cercato di mantenere almeno un po' il contatto con le piastrelle fredde. 
Poche righe di lettura si sono portate via tutta la mia energia  ma va bene così.  Imparerò a fare di meglio. Per riportare la calma nel respiro e nel battito cardiaco ho bevuto acqua dal rubinetto in un rivolo sottile, raccolto nel palmo della mano.
La memoria di quanto imparo, che mi abbandona quasi subito, mi invita comunque a stare sempre nel qui e ora. Dato che non ricordo il monotono mi esercito comunque alla lettura a voce alta, anche in tedesco e inglese e prendo sicurezza.  E comunque  la cosa più importante è che con voi sono felice

 

Mi sono resa conto della profondità di quanto ho imparato nel tuo laboratorio, grazie alla tua grande professionalità e alle tue doti umane, assistendo all'evento Music for hope al teatro Cristallo il 2 novembre scorso. È stato un ascolto a tutto tondo.
Il musicista siriano di Yarnouk che ha aperto il concerto  ha raccontato la sua terribile esperienza nella guerra in Siria, dove però ha mantenuto viva la speranza suonando il piano in mezzo alle macerie. Mentre raccontava scorrevano immagini di devastazione. Poi ha iniziato a suonare e cantare in arabo. È lì la sua voce, non comprendendo ovviamente le parole, è diventata per me pura sonorità,  che ho apprezzato con tutto il mio essere, proprio grazie in particolare agli esercizi di concentrazione e ascolto fatti con te. Ho seguito con grande tensione emotiva il suo suonare rattrappito sulla tastiera che esprimeva un dolore indicibile. È anche riuscito a tirare fuori dall'interno del pianoforte i rumori della guerra e a suonare la Marcia turca ad un ritmo sostenutissimo. Salutava il pubblico con  una gestualità sincopata che colpiva al cuore.
Poi si è esibito il gruppo delle Ganes, tre ragazze della Val Badia, che cantano in ladino, altrettanto incomprensibile per me, e in arabo, con bellissine sonorità che richiamano i boschi e le leggende.
Poi hanno suonato e cantato tutti insieme e li ho visto la potenza guaritrice della musica. Il pianista è entrato in comunicazione profonda con le ragazze, il suo corpo si è raddrizzato e ha suonato e cantato con gioia. Completavano la scenografia dei magnifici giochi di luce. È stata una serata indimenticabile. 

 

Anche ieri ho vissuto la lezione molto intensamente. 
È stato utile il rilassamento iniziale, con le tue indicazioni precise e il suono della campana tibetana di Cristina. 
I testi di Alfieri mi hanno presa subito molto, per i numerosi cambi di intenzione e di sentimenti dei personaggi,  che stanno senz'altro nelle mie corde. 
Ho capito che leggere poche righe e poi "rileggerle" ad occhi chiusi mi aiuta a memorizzarle meglio.
Mi rendo però conto che la mia voce "non regge" dopo la prima lettura, perché perde forza espressiva. 
Ho comunque acquisito sicurezza e presenza nel gruppo.
Mi è piaciuto lavorare con Paola, verso di lei sento un'istintiva affinità. 
Apprezzo sempre più l'accuratezza e la forza del tuo lavoro.

Lucia

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I suoni e la voce in sé mi hanno sempre affascinata, l'uso che della voce si può fare, sussurrare, gridare, cantare, "suonare", parlare...e gli effetti che si possono ottenere, consolare, calmare, ammaliare, spaventare, commuovere, ingannare...hanno su di me molta presa.

Lavorando con te sto imparando che usare la voce, usarla in modo adeguato, costa fatica, ci vuole attenzione, impegno, esercizio ed è necessario ascoltare attentamente sia chi ti insegna, sia chi impara con te.

Marina

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Respiriamo a lungo solo di pancia e poi rimaniamo in apnea. E' il momento del senza, del disagio da vivere profondamente. Anche l'assenza e' spazio e forse e' proprio nell' assenza quando tutto si ferma anche i pensieri che qualcosa si crea

Cristina

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”un’esperienza non volta ad imparare a recitare o stare sul palco, non è quindi una scuola di recitazione ma piuttosto una chiave che apre una delle tante porte che portano nel nostro complesso ed articolato mondo interiore, all’esplorazione delle nostre emozioni. Un modo originale ed interessante di scoprirsi, riscoprirsi, mettersi in gioco. Ma anche un fascio di magica luce sull’incantevole mondo della recitazione, della lettura, della fonetica, dell’impiego della propria voce. Una sorta di menu degustato del back stage della recitazione teatrale”

Erick

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l corso mi ha fatto scoprire, con fatica e impegno, la meraviglia della voce in tutte le sue sfumature, e mi ha dato una moltiplicata capacità di ascolto: con il cervello, le emozioni, l'udito, la vista, il tatto.

Lucia

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Le sensazioni sono state molte e in crescendo, sia per quanto riguarda l'aspetto fisico che per quello dell'anima. 
Un calore inaspettato, un canale di corrente fluido e continuo verso l'altra persona. Una parola che in seguito mi è affiorata e ho "sentito" di dire quasi come se facesse parte di quel fluido è stata ONDA, poi SENSI e man mano che mi inoltravo in questa esperienza, mi rendevo conto di voler dare un corpo a queste e ad altre parole, a volerle esprimere e a renderle "visibili".è stata un'emozione scoprire sempre di più quanto siano belle le parole, il loro suono e di quanto le loro infinite possibilità, unite alla nostra anima, siano parte di noi.

Mi sembrava quasi di vederle fluttuare intorno a noi per tutta la sala, con le loro intenzioni, le loro armonie e con i loro sentimenti. 
Quante parole ho "sentito" e fatto "volteggiare" rientrando a casa quella sera.

Daniela

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Un incontro coinvolgente, emozionante, potente e stimolante 
Rientrare in contatto con sentimenti ed emozioni ormai sopite…un toccante risveglio.

Francesca

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SPIAZZANTE PERCHÉ INASPETTATO
SORPRENDENTE PERCHÉ ANCHE TU FAI PARTE DEL GIOCO
DURO PERCHÉ VISCERALE
COINVOLGENTE AL PUNTO TALE DA NON PERCEPIRE LO SCORRERE DEL TEMPO.....

Emilia


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Le parole, che potere hanno le parole, nascondono un mistero che voglio scoprire. Un mondo di consonanti che tagliano,allungano e sfuggono per essere assaporare ancora
Ci provo, alcune si mostrano semplici, altre mantengono ancora il loro segreto senza svelarsi

Cristina

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E’ un viaggio alla riscoperta di noi stessi, per poter poi comunicare agli altri in modo più efficace perché più vero. E’ un viaggio che mi ha riportato a rivivere sensazioni lontane, della mia infanzia, ma non solo. Sento che in questo laboratorio sto liberando lentamente delle potenzialità finora inespresse o sopite. Il lavoro di gruppo insieme agli altri aiuta molto, si sente che sprigionano delle energie molto forti. A volte nelle situazioni più difficili si riesce a percepire il disagio dei compagni. C’è un magnetismo nel cerchio e le parole di Manuel quando siamo tutti concentrati arriviamo in profondità. Direi che la meta è migliorare sé stessi e non solo nella comunicazione ma forse la parte più interessante e irripetibile è il viaggio. Grazie a tutti e buon viaggio! 
Davide


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Oggi l’esperienza del vuoto, lo sguardo fisso nel vuoto, pensavo di reggere tranquillamente, invece piano piano mi son venuti in mente pensieri negativi, la paura di cadere, forse la paura del fallimento della sconfitta. Quando Manuel ci ha detto di salire sul bordo in bilico, era l’ultimo e ho percepito la paura, per mi ha chiesto di mettere solo un piede sul bordo e appoggiare il peso sulla gamba, è stata un’esperienza per me non facile. Poi gli esercizi sul corpo, i movimenti a specchio e alla fine mentre correvamo …….sempre più pesante, ci opprimeva, sembrava prevalere su di noi, soffocarci, ma Manuel ci ha incoraggiati alla fine e ci ha detto che non dobbiamo arrenderci mai, dobbiamo resistere. Poi alla fine l’aria chiusa e opprimente è tornata ad essere respirabile. Il Maestro ci ha detto che è la lotta che ci fa progredire, è il disagio che ci fa progredire, per me l’esperienza finale della liberazione è stata forte, ma ancora più forte è stato vivere, stare e resistere con la tensione del corpo nel momento della difficoltà e del disagio.
Sanja


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Mi sento emozionata ma finalmente libera nelle braccia e nel corpo tranne nella pancia. E’ l’ultima tensione da eliminare. 
Gabriella.


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Al crepuscolo, entriamo e il compito e' guardare , osservare tutto e poi scegliere il nostro posto. Il bosco e' accogliente e ci sono alberi da soli ma altri che sono in gruppo, tre, quattro o cinque alberi insieme, sembrano famiglie che ci stavano aspettando...ci togliamo le scarpe e sentiamo con i piedi dove andare. Foglie secche e ricci di castagne mi fanno temere, poi mi affido..
La luna attraverso gli alberi rende il bosco luminoso come pietre preziose. Uno spettacolo. Poi prendiamo le parole che sono rimaste e ce le lanciamo a voce alta cercando di comunicare tra noi. Mattia ripete le parole che sente come se fossero domande, pullman? Pozzo? Chiavi? E poi le scrive non so come fa ormai e' buio. Le parole volano da una parte all'altra e magicamente prendono forma e diventano frammenti di una storia...
Ritorniamo e poi sento di voler comunicare la gioia dell'incontro ai rami e alberi caduti, mi viene da prendere altri rami e suonare ritmi, e sono un concerto.
Fantastico come sempre!!!
Cristina


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È stato un incontro molto produttivo dal mio punto di vista. Mi sono tuffato in camere della memoria che eravano state socchiuse, in attesa del momento in cui ci avrei fatto nuovo ingresso. È di certo stato molto intenso e, a tratti, molto autentico. Ho rievocato tantissime immagini e ricordi assopiti, lasciando la mente realmente libera di andare. E' stata un'esperienza davvero particolare.
Alberto


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ll lavoro é stato un viaggio nei ricordi che affioravano così vivi improvvisamente...molto forte emotivamente. Contenta di essere tornata al lavoro dell'improvvisazione e del sentire...bello sempre sentire il senso di connessione con il gruppo.
Affascinante come da una stessa parola arrivino mondi d'immagini differenti ma anche così interconnesse fra loro....interessante lo sviluppo di scrittura a livello cinematografico.
Stefania


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Sempre mi sorprendo di come lasciandomi andare, svincolandomi dal giogo della mente, da sprazzi di nebulosi ricordi, all’apparenza dimenticati ma invece sempre in me presenti, possano emergere intense emozioni, sensazioni, stati d’animo, che fanno viaggiare nel passato, come se presente e passato si confondessero l’un l’altro. manuel è proprio un creativo puro, perché dalla semplice raccolta delle nostre parole riesce a dar vita ad una storia condivisa, nella quale l’espressione delle nostre emozioni diventano la nostra storia….!!
Erik


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E di nuovo, come nel caso del mio feeling con le piante, mi sono ritrovata in una situazione perfettamente naturale per me: rivivere il passato. Non è nulla di eccezionale - il mio passato "viaggia" con me quotidianamente, è costantemente presente, come un background a tutto ciò che mi succede al momento. In verità, questo background non è fatto di vere e proprie immagini, quanto piuttosto di una vasta gamma di sensazioni. Non è facile spiegare... è come quando, mangiando un gelato alla banana, ti sembra di sentire l'odore di legno di una camera d'albergo in montagna... anche se sei al mare! Logico, no?
Barbara


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Arrivo all'appuntamento ancora un pò stranita dal viaggio, in un misto di connessione e disconnessione e, nell'incontro con gli altri partecipanti che aspettano di entrare in un luogo ignoto, scorgo nei loro volti il lavoro che è stato fatto in mia assenza... c'è un luccichio nuovo nei loro occhi!
Entriamo, ci lasciamo guidare dalle istruzioni volutamente vaghe di Manuel, e iniziamo a scoprire il nuovo spazio. La mia attenzione va alla scultura di un teschio. L'occhio disegnato al centro della fronte scruta quello che fanno gli altri personaggi, loro lo vedono e lo accolgono. Lo prendo, ci gioco, lo passo a Erik e finalmente incontro il mio manico di scopa. Diventa prolungamento del mio corpo, abbandono quella sensazione di non saper bene cosa fare o dove mettermi. Non potrei fare altro che quello che sto facendo, non potrei essere nient'altro che quella che sono in questo momento.
Per la prima volta sento di abbandonare il contatto (o il controllo) da emozione e cognizione per lasciarmi andare a qualcosa che è ancora sconosciuto, come i mendicanti. Qualcosa di intimo e privato, profondo.
Ci fermiamo, diventiamo magma e ci apriamo uno all'altro, giochiamo insieme e ci fondiamo uno con l'altro, ognuno nel suo essere se stesso.
E' stata una bellissima esperienza.
Grazie a tutti!
Silvia


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Quella di venerdì sera è la tipica situazione in cui non avrei mai creduto che mi sarei trovata: seduta su una pedana di legno all'interno di un cerchio di nastro adesivo, con le mani imbrattate di un mix di polvere di calce e succo di limone (l'unico mezzo che ho trovato per cercar di pulire la polvere di calce), del caffè solubile tra le gambe ed il fondo dei calzini rivestito di segatura, ad osservare, o meglio, „sentire“ persone intorno a me che si muovevano come automi e producevano i rumori più insoliti. E tutto questo cercando di ascoltare i miei impulsi e lasciarmi guidare da loro nelle mie reazioni… tutti, tranne quello che si struggeva per rendermi consapevole del freddo e dell'inadeguatezza del mio abbigliamento.
Eppure, per quanto singolare, la situazione mi trasmetteva familiarità, un feeling che mi faceva apparire tutto come perfettamente naturale. Così tanto da riuscire a far scendere le lacrime senza nemmeno il bisogno di pensare a qualcosa di triste – solo concentrandomi sull'emozione della tristezza – così, perchè mi sembrava che in quel momento ci stessero bene. Per me un grande risultato che non ero ancora mai riuscita ad ottenere.
Barbara


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Mi meraviglia ancora vedere come da noi stessi si possa creare spontaneamente un cosa così bella, una storia e dei personaggi. Attraverso questi personaggi arrivano delle emozioni, degli stati d'animo che forse sono parti di noi(o forse no?) che emergono in quell'istante in base alla connessione della storia con il gruppo. Sono parti cmq che sento in quel momento. Ho sentito la sofferenza mentre impersonavo questo personaggio. Interessante anche aver sentito cosa è arrivato all'esterno. Cose che magari io non ho sentito ma che dal di fuori é stato percepito in un altro modo dal mio.
Mi sono accorta che io non so mai cosa fare all'inizio e mi chiedo boh..cosa faccio ora? Dove vado?Poi inizio a sentire il mio respiro e inizio a muovermi ad osservarmi intorno, e non mi rendo conto che qualcosa sta già già arrivando, magari me ne accorgo un po' dopo, ma per gran parte del tempo penso che non so cosa sto facendo e cosa dovrei fare, e mi rivedo molto in questa modalità, poi man mano le cose si fanno più chiare. Mi chiarisco di più man mano che si instaurano le relazioni con gli altri personaggi.
Quando eravamo sul tetto c'era proprio un'atmosfera di presagio, di quiete prima della tempesta, che poi è emersa nello scenario delle cose scritte. Sarei rimasta li per ore ad ascoltare. Veramente bello vedere anche li come con i nostri sensi quante cose, quante sfumature abbiamo potuto cogliere prestando l'attenzione al momento presente. Ognuno col proprio filtro, ognuno col proprio sguardo, ognuno con la propria storia.
E' una scoperta continua sia di come creare cose meravigliose, che di me stessa. Sto imparando a conoscermi meglio attraverso questi lavori e a portare "fuori" qualcosa di più di me.
Grazie a Giuseppe che ci crei degli importanti momenti di condivisione. Grazie a tutti.E' bello conoscervi

Stefy


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Ciao Carissimi compagni di avventura, in questo percorso esperienziale ormai quasi giunto al termine.
Venerdì scorso, ancora una volta, mi sono trovato a sperimentare il lasciarsi andare, in condizioni, luoghi per me inconsueti, eppure…..”ad andare di pancia” direi vagamente “famigliari”…..forse incomincio a percepire il sussurro del mio inconscio collettivo…..??!! o forse un po’ più prosaicamente, sto semplicemente re-imparando a “sentire” la mia istintività, la mia libertà dell’essere….l’essere che “si lascia agire” superando i confini del pensare….
Certo le barriere sono ancora presenti, durante il magma non mi sentivo ancora del tutto “agito” mentre nella seconda parte della nostra improvvisata rappresentazione sentivo qualcosa tra di noi anche se un po’ ad intermittenza, ma è un inizio.
Certo le richieste, indicazioni di Manuel sono piuttosto nebulose……bisogna un po’ andare ad intuito ma, senza pensare….!!!! Ma credo questo faccia parte del gioco….
Vorrei anche però ringraziare voi tutti ma, in particolare Manuel. Se ti ricordi quanto ti ho detto di me, e del percorso interiore che sto facendo, vorrei condividere con te, la mia incredulità per la tempestività con la quale questo corso esperienziale sia capitato sulla mia strada.
Solo un anno fa, o forse anche meno, non avrei saputo, potuto apprezzare, e capire, a pieno, il valore e la pienezza di questa breve esperienza del tutto incredibilmente complementare ed integrativa a quello su cui sto lavorando da qualche tempo. Tutto ciò sembra veramente pervaso da un’alone hillmaniano..!!!
Erik


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Stupefatto ed impressionato dalle oculate e pertinenti osservazioni di Manuel da me accolte in toto, ho "visto" la rappresentazione plastica dell'esuberante ed ingombrante predominanza della mia mente, che mi ha "guidato" in un'esecuzione "di testa" anziché "di pancia" della consegna, mostrando quanto ancora la mia creatività ed istintività sia soffocata, ed alla cui esplorazione non riesco ancora ad abbandonarmi....sento che l'aver intrapreso questo viaggio, possa contribuire a smuovere l'insight e far finalmente fluire alla luce il magma da troppo tempo inascoltato ed orfano di consapevolezza, ma credo ancora per poco....!!!! Grazie Manuel, e anche a voi compagni di viaggio.

Erik 


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Io continuo a chiedermi come mai, ad occhi chiusi, lasciandomi trasportare dall'istinto, mi sono ritrovata tra le mani proprio una pianta.
E ovviamente mi è sembrato perfettamente naturale accarezzarla e parlarle: è una cosa che faccio abitualmente!
Anzi, la mia piantina (che si chiama Flo) la bacio anche, ogni tanto!
Ma non sarà che questo mi ha mandato a pallini tutto l'esercizio???
B.


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La ricerca del "mio posto" mi ha condotto dapprima nella stanza illuminata e, subito dopo, mi ha fatto tornare nella stanza buia.
Tra i tanti oggetti presenti nella stanza il caso ha voluto che trovassi un bicchiere con dell'acqua. L'acqua che è, per infinite ragioni, l'elemento al quale sono più legato. Mi sono trovato a parlarle, a ricordarle che non conosce molto bene i mendicanti i quali, spesso per necessità vitale, la bramano, la desiderano, la ricercano. 
Ogni lezione è un incontro con me stesso, il luogo che, paradossalmente, sembro conoscere meno e che, giorno dopo giorno, inizio a scoprire per la prima volta.
A.C. 


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Ciao a tutti,
Riguardo alla lezione del 16.5 ho capito che devo lavorare molto sul corpo e sulle sensazioni.
Bello il momento di condivisione, diventare un tutt'uno con il gruppo a livello fisico ed emotivo.
Cristina.


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Visto che ci troviamo in terra profana, 
Il Biscotto della Fortuna di Lunedì 15 maggio declama una frase "alchemica" (impressa anche sul mio taccuino).
Vi abbraccio. 
Solve et Coagula 
"Solve": dissolvenza delle posizioni forzate, stati negativi del corpo e della mente. 
“Coagula”: coagulazione degli elementi dispersi in un tutto integrato, rappresentando la nuova sintesi. 
Siamo in Trasformazione. Metamorfosi. Ormai ci siamo dentro. Fino al collo ...
Emilia


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Qual'e' il prezzo della liberta'? Essere autentici, lasciarsi andare oltre e piu' ancora per spingersi verso confini che non conosco. Prima in silenzio dentro di me per non perdere la mia forza, il mio centro.
Il respiro mi guiderà alla ricerca della mia vera voce, quella che viene da dentro, dal profondo dentro
Sento il corpo che desidera sperimentare come un mendicante, accarezza, graffia annusa, si nutre di quello che c'e', delle diverse densita' che si arrendono al tatto
Poi posso guardare quello che accade agli altri e vengo avvolta da un'intensita' che esprime gia' piu' di quello che potevo immaginare
Cristina


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Cosa sei realmente disposto a fare?
Questa frase risuona ancora nella mia mente, con lo stesso tono e la stessa intensità evocata da Manuel. Per rispondere a questa domanda devo esser forte nella scelta di andare "oltre": oltre me stesso, oltre i blocchi e le sovrastrutture che porto in me, oltre il limite del "limitarsi". Il "magma", la nascita della materia, mi è servito ad andare oltre alcuni miei blocchi ma sento che, in tal verso, ho ancora molto da lavorare.
Lo schiaffo a Silvia ha rievocato paura e rabbia inizialmente, poi dolore nel vedere il dispiacere nella sua espressione nel momento in cui l'ha ricambiato. Ho cercato di infonderle coraggio e spero di esserci riuscito. 
Alberto


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Ciao a tutti!
Lunedì ho vissuto il magma proprio come un vero magma: si muoveva dentro di me finchè era caldo, ma poi si è raffreddato e mi si è spento.
Era però interessante guardare le altre "lingue" che continuavano a muoversi, il gusto che ci provavano.
Per il resto, ho imparato qualcosa di me: non mi piace la parola "mendicanti" e faccio fatica a pronunciarla. O sotto sotto è solo una conveniente scusa che si è inventata il mio subconscio (che peraltro è molto più intelligente di me)?
Concludo con una considerazione sulla sofferenza: sicuramente il gomito che ho sbattuto sul pavimento ed in corso di infiammazione acuta mi ha fatto capire come il dolore possa influire sulle energie rimaste disponibili per continuare la sfida della serata... e anche della vita?
Bar.B.


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Scelta e parole
abbiamo scelto il pezzo che è il frutto dell'esperienza della serata precedente di una altro/a
Le parole .. le mastico e le imparo, lascio che creino uno spazio dentro di me. Prima le sento dentro e poi provo ad esprimerle per comunicarle agli altri. Proviamo e ripetiamo, riproviamo. Possiamo scegliere degli oggetti nella stanza pochi o molti, per aiutarci ad esprimere la storia che vogliamo raccontare. Scelgo una tenda, una scatola che fa rumore, un groviglio di lana arancione e una palla.
sabato al parco
entriamo e possiamo scegliere uno spazio, mi siedo sotto un albero, manuel sta filmando è strano sentirsi osservati così da vicino. Arrivano le persone adulti, famiglie, bambini e bambine.
per coinvolgerli nelle parole un po' difficili da comprendere lancio la tenda che tutti prendono e inizio un gioco di prendere e lasciare e poi la palla che lancio e loro mi rilanciano, regalo fili di lana arancione. un dialogo di gesti oltre le parole.
poi i bambini si spostano da stefania e barbara c'è un momento di pausa e mi guardo un po' in giro, mi manca un po' la relazione tra noi, il guardarsi per mantenere lo spazio che abbiamo creato. 
E poi lo vedo in mezzo alla scena, solo sulla panchina, non l'ho visto arrivare ma poi era lì. Un uomo che tieni gli occhi bassi, un po' osserva e forse non capisce ma è rimasto. Allora penso che devo andare io da lui, prendo solo la tenda e un filo arancione, mi avvicino e lui continua a non guardarmi, alzo la voce e cerco il contatto, non troppo potrebbe andare via, ma non se ne va e un po' mi guarda. 
Magia del teatro che permette l'incontro empatico tra sconosciuti, fino ad un attimo prima. Si lascia avvolgere dalle mie parole, anche lui pronto a mettersi in gioco. 
Le parole cominciano a danzare e si riempiono di significato "che è poco conosciuto e provare a conoscerlo attraverso una tenda" , gliela lancio e lui ne prende un lembo piccolissimo tra la mano "in un gioco di ruvidita' , mi sento gioiosa in questo incontro di opposti, a mio agio e contenta di esserci". 
Gli lascio il filo di lana tra le mani che stringe piano e un poco sorride. 
kri 


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già dal primo incontro questo laboratorio mi ha rifatto contattare la mia ansia di mostrarmi davanti agli altri, la mia paura di essere vista ed essere al centro dell'attenzione. Molto difficile per me sostenere la situazione anche molto improvvisata la prima sera, però sento che sono riuscita ad esprimere qualcosa, e aver superato la situazione mi ha fatta sentire più sicura e più forte di me anche i giorni seguenti. 
Sto imparando strumenti utili e trovo che tutto ciò che mi sta arrivando in questo percorso sia davvero tanto prezioso e importante. 
Ogni serata é una continua scoperta di suoni, vibrazioni, sensazioni, emozioni..
Grazie a questo laboratorio sto riscoprendo delle parti di me,e che posso dar voce a queste parti. Mi sto ricordando di come sono veramente e non di come gli altri pensano che io sia.
Sto ricontattando anche una mia forza e una mia potenza. Da quando ho iniziato questo percorso mi sento più felice, e un po' più libera. Sono consapevole che ho ancora ho molto da lavorarci e che ci sono degli schemi molto forti da sradicare.
Felice di esserci e di poter fare questa potente esperienza con voi.
E' anche bellissimo potervi conoscere sempre di più attraverso l'esperienza.
Mi piace molto il modo di condurre e insegnare di Manuel, con la sua sensibilità unita all'autenticità.
Stefy


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la zattera mi ha cambiato la vita facendomi intravvedere solchi profondi nella mia anima che attendevan d'esser esplorati..e con urgenza... 🙂 ..
Lisa

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